Maialini morti, si accende la protesta: “Diciamo subito basta!”

La protesta contro gli allevamenti intensivi si fa durissima: in un sit-in contro una governatrice locale, arrivano anche i maialini morti.

Il benessere degli animali è un argomento di crescente importanza in tutto il mondo: sensibilizzare l’opinione pubblica su questi temi è diventato fondamentale e sempre più informazione si sta facendo in questi anni. Ma ciò non sempre si riflette nelle politiche pubbliche e nelle pratiche industriali e in particolare, l’industria dell’allevamento intensivo continua a suscitare forti preoccupazioni per le condizioni di vita degli animali.

Molti altri animali da fattoria, che sono spesso vittime di maltrattamenti, pratiche violente e disumane, come la mutilazione, la malnutrizione e la crudeltà sistematica, sono all’ordine del giorno in molti allevamenti. Questo quadro drammatico – a cui si aggiungono i test sugli animali, che si spera vengano prima o poi eliminati – mette in luce le problematiche etiche legate al consumo di carne.

La protesta con le carcasse dei maialini morti ha scosso il mondo

Ma non è solo questo: vengono sollevati anche interrogativi sulle politiche di protezione animale che sembrano spesso non andare abbastanza lontano. Recentemente, una protesta a favore del benessere degli animali ha attirato l’attenzione del pubblico e delle autorità, perché chi l’ha inscenata ha voluto mostrare al mondo intero che cosa significhi nel concreto la crudeltà verso gli animali.

In Australia, decine di attivisti si sono radunati fuori dall’ufficio del Primo Ministro del Victoria, Jacinta Allan, esponendo una macabra rappresentazione del maltrattamento degli animali: in particolare, hanno mostrato 20 maialini morti, adagiati su un telo bianco, circondati da fiori. Non dei fantocci simbolici come si potrebbe pensare, ma si trattava davvero di poveri e piccoli maiali morti in allevamenti intensivi.

Secondo gli attivisti che hanno inscenato la protesta, questi maialini sono morti a causa di malnutrizione, malattia o sono stati uccisi per motivi economici, ovvero erano troppi “deboli” per essere immessi sul mercato. Questi animali rappresentano non solo la sofferenza dei maiali, sostengono gli animalisti, ma anche l’inazione del governo nel risolvere un’emergenza che riguarda il benessere animale.

La risposta del governo alle proteste animaliste

Le immagini e i video delle condizioni trovate negli allevamenti sono state descritte come “scioccanti, sporche e crudeli”, ma da parte del governo questo tipo di accuse non solo sono state minimizzate, ma si è anche osservato che l’industria suinicola ha iniziato a migliorare. Sarebbero infatti state accettate la maggior parte delle raccomandazioni dell’inchiesta parlamentare sul benessere dei suini.

In ogni caso, non sarebbe stata approvata la creazione di un organismo indipendente per il monitoraggio delle leggi sulla protezione degli animali. Un portavoce del governo ha ribadito che comunque l’industria crea migliaia di posti di lavoro e che la chiusura della stessa sarebbe un grave danno all’economia. Per gli attivisti che protestano, non è così che stanno le cose.

A loro dire, la violenza sistematica e la segretezza che circondano gli allevamenti sono talmente radicate che non c’è modo di migliorarle: sarebbe necessario, invece, un cambiamento radicale, che include anche il ri-orientamento degli agricoltori verso lavori più etici.