L’influenza aviaria è prossima al salto di specie uomo-uomo? La preoccupazione cresce e sono gli esperti a spiegare la situazione
In passato l’influenza aviaria preoccupava ma vi era una sorta di certezza del fatto che questo virus non si trasmettesse all’uomo, circolando tra sole e specifiche specie animali. Ebbene nell’ultimo periodo le valutazioni in tal senso stanno cambiando in quanto si sta iniziando ad ipotizzare la possibilità del cosiddetto ‘salto di specie’ ovvero che sul breve o medio periodo il virus possa arrivare non solo ad infettare l’uomo come è già successo, ma a trasmettersi da uomo ad uomo.
A tal proposito è dunque importante fare una panoramica della situazione per meglio comprendere quali possano essere i rischi potenziali in tal senso, pur ricordando che ad oggi non sono stati riportati casi di aviaria nell’uomo nell’Unione Europea.
Partiamo evidenziando quanto sottolineato dall’Iss, l’Istituto Superiore di Sanità, in una pagina Faq sul sito ufficiale nella quale vengono riportate alcune informazioni da conoscere sull’aviaria: ebbene viene spiegato che “qualche ceppo virale può presentare mutazioni che aumentano il potenziale di infettare altre specie, compreso l’uomo” pur partendo dal presupposto che buona parte dei virus aviari sono relativamente innocui per l’uomo. Occorre inoltre specificare che ad oggi non vi sono conferme ufficiali della possibilità che i virus aviari possano trasmettersi da uomo a uomo.
Ciò nonostante alcuni esperti si dicono preoccupati in tal senso: Questo virus ha inizialmente provocato la morte di migliaia di animali in particolar modo negli allevamenti di volatili e pollame per poi, improvvisamente, cominciare ad estendersi anche ad altri animali come ad esempio i bovini. Ne ha fatto seguito una diffusione, attraverso il ltte o derivati, all’uomo per poi arrivare anche a registrare alcuni casi di trasmissione del virus dell’aviaria dall’animale all’uomo.
Questa progressiva estensione del bacino di diffusione dell’aviaria è il segnale che preoccupa gli esperti che continuano a condurre un monitoraggio tempestivo degli allevamenti allo scopo di eliminare sul nascere i focolai. E che non escludono completamente il rischio di un ulteriore salto di specie con conseguente rapida diffusione dell’aviaria tra gli uomini. Ad oggi i rischi non sussistono e, anche in caso di trasmissione all’uomo, i sintomi possono essere lievi o non presentarsi.
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